L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nei Trial clinici. Scenari e metodologia di ricerca e linee di indirizzo

Un alleato indispensabile per guidare la nuova ricerca e i processi di cura. Se ne parlerà a Roma, il prossimo 8 aprile, presso la sede della Delegazione della Regione Lombardia.

L’Intelligenza Artificiale (IA), sta generando significativi progressi in campo medico, in particolare, nell’ambito della ricerca di nuovi medicinali. Un grande potenziale, che spingerà a ridefinire anche i diversi momenti della produzione del farmaco, dalla fabbricazione alla distribuzione.

Nel settore della Ricerca&Sviluppo, l’IA promette risultati di rilievo sulla scoperta e sviluppo di nuovi farmaci, sulla migliore diagnostica, sui trattamenti personalizzati, sull’ottimizzazione degli studi clinici, sull’aderenza e sul dosaggio dei farmaci, sul riposizionamento del farmaco, nel migliorare le cure per le malattie complesse, nei trattamenti migliori per le malattie rare o nelle patologie conosciute ma senza una cura.

“La ricerca di nuovi medicinali – dice Paola Minghetti, Ordinario di Tecnologie e Legislazione farmaceutica Università di Milano – costa sempre di più, con la conseguenza che se aumentano i prezzi diminuiscono le possibilità di accesso. In questo caso l’IA permetterà di ridurre i costi accelerando i tempi della ricerca e i tassi di fallimento degli studi clinici.

Un secondo aspetto da non sottovalutare – prosegue Minghetti – è il sostegno dato allo sviluppo di un nuovo farmaco, perché è possibile con l’uso dell’IA utilizzare una grande mole di dati, confrontando molecole diverse per individuare le migliori. Una delle principali cause di ritardo nelle sperimentazioni cliniche deriva dal processo di reclutamento dei pazienti. L’uso dell’IA consentirà di trovare i pazienti adatti agli studi clinici in modo più rapido ed efficiente.

Altra ricaduta – aggiunge Minghetti – sarà il miglioramento dell’aderenza, prevedendo come i nuovi composti saranno assorbiti dall’organismo e per quanto tempo rimarranno nel corpo. Questo processo verrà migliorato anche con il repurposing farmacologico, che permette di identificare farmaci che possono essere utilizzati in diverse patologie.
Con l’introduzione dell’IA generativa si avrà, poi, un ulteriore passo avanti nella ricerca, soprattutto nel campo delle Malattie rare. Gli algoritmi consentiranno di integrare enormi quantità di dati provenienti da diverse fonti, consentendo il riuso di molecole già esistenti.

L’IA – spiega Minghetti – assicura risultati efficaci e di assoluta importanza anche in un segmento avanzato della ricerca che è quello delle DTx. Come è noto, le DTx sono dei dispositivi medici, SW o Gaming, che possono migliorare il processo di cura nell’ambito delle malattie comportamentali e cognitive, ma anche strumenti a sostegno del percorso terapeutico indicato dal medico. E le ricerche sul campo stanno già dimostrando vantaggi importanti nella pratica clinica.

Il futuro della ricerca – conclude Minghetti – annuncia una interdisciplinarità sempre più stretta, soprattutto con gli ingegneri informatici, per evitare i rischi nell’utilizzo di dati”sporchi” e che aiuti a costruire una solida organizzazione in grado di migliorare le infrastrutture tecnologiche e la capacità di analisi. E nello stesso tempo, migliorare il quadro normativo e aumentare il numero delle pubblicazioni scientifiche di riferimento”.

Per partecipare all’incontro di giorno 8 aprile e per il programmahttps://www.aisdet.it/index.php/2025/03/09/lutilizzo-dellintelligenza-artificiale-nei-trial-clinici-scenari-e-metodologia-di-ricerca-e-linee-di-indirizzo/

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