Tracciamento digitale. L’Italia e il modello coreano

L’utilizzo di droni e app si è rivelato fondamentale nel contenimento dell’epidemia di Coronavirus in Corea del Sud.
Da qui il dibattito sull’utilizzo del modello coreano e cioè dell’utilizzo delle tecnologie avanzate (Droni, App, Tracciamento digitale, Big Data) per la lotta alla diffusione del contagio anche in Italia, nel contrasto alla pandemia COVID-19.
Nel modello coreano centrale è stato il tracciamento digitale – dice Alfonso Fuggetta, CEO del Cefriel,
intervistato durante la trasmissione Smart City  – Radio24 – che ha permesso di rilevare quanto prima e in modo
mirato le persone già contagiate o sintomatiche e intervenire così in maniera precisa e tempestiva.
Questo il principio di fondo, che ha sfruttato al massimo la flessibilità e duttilità dei
dispositivi mobili a connettersi con diversi sistemi di comunicazione, che forniscono il posizionamento preciso
del nostro cellulare. In Corea sono stati utilizzati anche i dati provenienti dalle carte di credito e dalle telecamere.
L’Italia, da questo punto di vista, si è presentata in ritardo e per quanto l’utilizzo di tecnologie avanzate per il
monitoraggio del’epidemia e il suo contrasto, se dal punto di vista tecnologico non ci sono problemi esistono, tuttavia,  criticità nei modelli organizzativi e nei processi di integrazione dei diversi dispositivi, così come nella corretta indicazione dell’algoritmo di posizionamento del cellulare e nell’algoritmo di incrocio tra le diverse tracce.
(segui l’intervista su: https://www.radio24.ilsole24ore.com/programmi/smart-city/puntata/puntata-23-marzo-2020-130311-ADkkFQF)
In Italia, Il Ministro della Digitalizzazione, Paola Pisano, ha dichiarato l’avvio della ricerca di applicazioni anche per il tracciamento, ma con predilezione per quelle volontarie, in collaborazione nella valutazione con il Garante della Privacy che aiuterà a definire la migliore. (ANSA: http://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/software_app/2020/03/24/coronaviruspisano-app-tracciamento-meglio-volontaria_5e457bd4-d543-4b26-bac5-a7492dd285c2.html)
Su questo aspetto chiarisce Antonello Soro, Presidente Autorità Privacy, sull’eventuale adozione in Italia del modello coreano.
“Se significa definizione di un protocollo di tracciamento precoce dei positivi e delle persone che sono venute a contatto con loro, oltre che un controllo sul rispetto della quarantena, non avrei obiezioni – ha detto Soro. Purché a questo seguano poi test mirati, ma diffusi su tutti coloro che sono stati esposti a rischio di contagio e si garantiscano al contempo le adeguate protezioni al personale sanitario. Ma serve un governo unitario delle operazioni. Non è il momento delle improvvisazioni, in particolare delle iniziative estemporanee di alcuni Comuni e Regioni, dove si ipotizzano esperimenti scoordinati e incontrollati, che possono generare confusione”. (https://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9298389).
Sì, comunque, alle deroghe alla privacy se c’è in gioco la salute dei cittadini, a patto che non diventino un punto di non ritorno.

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